Iliade - Riassunto

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  1. .Andrea!
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    Il dio Apollo aveva scatenato una pestilenza nel campo Acheo per vendicare l'oltraggio che Crise (suo sacerdote) aveva subito da Agamennone quando si era preso la sua figlia (Criseide) come serva e bottino durante uno dei saccheggi.Durante un'assemblea istituita per comprendere il motivo della pestilenza l'Indovino Calcante rivela la responsabilità di Agamennone: deve concedere Criseide al sacerdote, pretendendo però in cambio un'altra serva. Chiede allora ad Achille.
    Briseide: la sua serva, Achille deve concedergliela, ma esce dalla guerra con i suoi Mirmidoni provocando grandi lutti fra i suoi. Poi, l'eroe, si reca sulla riva del mare e invoca la madre, ninfa marina Teti. Quest'ultima sale all'Olimpo e chiede e ottiene dai re celesti che Agamennone capisca e si renda conto dell'errore commesso. Il colloquio non sfugge ad Era, moglie di Zeus, che discute col marito in un'accesa discussione, sedate dal loro figlio: Efesto, fabbro degli dei. Durante la notte Zeus convoca il sogno malefico, che dice ad Agamennone che gli dei sono sfavorevoli ai Troiani e che il giorno della caduta di Troia è segnato. Agamennone crede a queste parole ed il giorno successivo riferisce al consiglio dei capi tutto e decide l'attacco decisivo della città. Prima di attaccare fa una prova all'esercito: dice di rinunciare alla conquista e tutti i guerrieri si dirigono alle navi. Solo Odisseo spinto da Atena, interviene e conduce gli eroi, che corrono a prepararsi alla battaglia, in seguito i guerrieri ad un banchetto vestono le armi e fanno sacrifici agli dei. L'esercito Acheo si schiera in pianura. I due eserciti sono uno contro l'altro. Paride e Menelao scendono dal carro ed il primo propone ad Ettore un duello tra i due eroi, il vincitore avrà Elena e le sue ricchezze, e la guerra finirà. Ha inizio il duello, Paride ha la peggio e sta per soccombere quando interviene Afrodite che lo porta salvo a Troia, Agamennone proclama la vittoria di Menelao ed esige il rispetto dei patti giurati. Intanto, sull'olimpo gli dei osservano e Zeus dice di terminare la guerra, se non che la moglie Era vuole a tutti in costi la distruzione di Troia e si riaccende la battaglia, inviando Atena per infrangere la tregua, per arrivare a questo obbiettivo, assume le sembianze di un Troiano e fa colpire Menelao con una freccia dall'arciere Pandaro. Menelao viene ferito, facendo iniziare così una prima battaglia nella quale i guerrieri si affrontano con l'aiuto degli dei: Atena con gli Achei, Ares con i troiani, molti eroi cadono. Si distinse per le sue gesta Diomede che travolse schiere troiane, Pandaro ed Enea cercarono invano di fermarlo: Enea è salvato dalla madre Afrodite, che lo avvolge nel suo peplo divino. Diomede incalza entrambi: Afrodite, che viene colpita al polso affida il figlio ad Apollo, che con il cocchio di Ares porta in salvo a Troia. Diomede, istigato da Atena, assale Apollo e colpisce Ares, chi risale alla dimora urlando. L'indovino di Priamo consiglia ad Ettore di tornare a Troia, il quale si reca da Paride e da Andromaca col figlio. Ettore allora va alle porte Scee ed Andromaca lo prega di ritirarsi dalla guerra poiché tutti stanno soccombendo; l'eroe rifiuta a nome dei valori guerrieri, lascia la moglie ed il figlio e seguito da Paride, rientra in battaglia. Col rientro dei due eroi, le sorti si ribaltano a danno degli Achei, tanto che Atena decide di intervenire a loro favore, Apollo la vede e propone la sospensione della battaglia; la dea accetta e fa si che Ettore sfidi poi a duello il più forte degli achei. Il sorteggio designa per l'impresa Aiace Telamonio. Il duello è molto violento e gli eroi si scambiano colpi violenti finché non si fa notte. Ettore ed Aiace si scambiano cavallerescamente dei doni e rientrano con i compagni. Il Troiano Antenore propone che Paride restituisca Elena e le sue ricchezze sottratte a Sparta; Paride acconsente ma la proposta di metter fine alla guerra della mattina seguente viene respinta. Su consiglio di Nestore, re di Pilo, gli Achei ergono un muro con una fossa a protezione delle navi. All'alba Zeus fa riprendere la battaglia ed impedisce agli dei di combattere. La battaglia riprende ed ha un esito incerto fino a quando Zeus, sulle bilance auree, misura il fato dei due popoli: il piatto dei Troiani si muove verso l'alto e quello Acheo verso il basso. Egli scaglia allora un fulmine agli Achei che fuggono. I Greci contrattaccano ma sono di nuovo volti in fuga; Era ed Atena vengono persuase a non attaccare da un richiamo di Zeus. La notte interrompe le ostilità. Mentre i Troiani vegliano, Agamennone dichiara ai capi che vorrebbe abbandonare la guerra a causa dello sfavore da parte degli dei. Nestore suggerisce invece di invitare Achille a tornare in battaglia. Agamennone riconosce i propri errori e riconsegna ad Achille Briseide, altri doni ed una delle sue figlie in sposa, ma Achille non retrocede, l'offesa di Agamennone è troppo grande. Egli combatterà solo se Ettore appiccherà il fuoco alle navi. Agamennone consulta nuovamente Nestore: organizzano una sortita notturna: si offrono per questo scopo Diomede ed Odisseo. I due si armano e invocata la protezione di Atena si allontanano dal campo, in seguito incontrano Dolone, mandato da Ettore per ispezionare i movimenti degli Achei, e sotto minaccia si fanno spiegare l'accampamento Troiano, poi lo uccidono; arrivati al campo Troiano uccidono il capo di Dolone nel sonno, cui sottraggono splendidi cavalli. Poi rientrano al campo. Durante la terza battaglia del giorno dopo Agamennone combatte con onore ma viene ferito e costretto ad allontanarsi, come lui vengono feriti molti uomini valorosi come Macaone, salvato da Nestore. Aiace Telamonio semina una strage finché Zeus non lo ferma. Achille manda poi Patroclo da Nestore per sapere chi è l'eroe ferito, poi lo stesso Achille decide di mandare i Mirmidoni con Patroclo. Nonostante la difesa degli Achei, Ettore varca il muro di difesa delle navi Achee, facendo scappare chiunque vi fosse dietro verso il mare. Nel frattempo, Era, inganna il marito aiutata dal sonno, facendo combattere gli dei, ma quando Zeus si risveglia scopre di esser stato ingannato e fa tornare all'Olimpo gli dei. Ettore e i suoi riprendono l'assalto, spaventano nuovamente gli Achei e si apprestano ad incendiare la navi. Patroclo torna da Achille, il quale ha visto l'incendio e cede nel dargli le sue armi per far retrocedere i Troiani; Patroclo si spinge fino alle mura ma viene colpito alle spalle da Apollo, che gli fa cadere tutte le armi, poi Èuforbo lo colpisce nuovamente ed Ettore da il colpo mortale, dopo il quale si riprende tutte le armi. Antiloco porta in seguito la notizia della morte dell'amico ad Achille, il quale con Teti ed Efesto piangono il morto Patroclo con un dolore immenso nel corpo. Al sorgere dell'aurora Achille indossa le armi forgiate da Efesto e tutti gli Achei sono pronti a combattere. Zeus riunisce gli dei e decide di farli combattere per non far finire subito la guerra. Nel frattempo Achille è in cerca di Ettore. Assaliti da Achille, i Troiani, si lanciano nelle acque del fiume Xanto, il quale è una divinità che protegge i teucri, che prega l'eroe di interrompere la carneficina perché i cadaveri ostruiscono il corso del fiume, ricevuta una sprezzante risposta il fiume si scatena contro Achille e tenta di sommergerlo invano, perché il dio fuoco scatena fiamme sulla pianura e minaccia di prosciugare le acque del fiume, e si ritira. Intanto Priamo fa aprire le porte di troia e tutti i Troiani fuggono in salvo nelle mura della città; solo Ettore resta fuori dalle porte, invano Priamo tenta di far entrare Ettore e di non fargli affrontare
     
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