Cagliari

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  1. -Gotze
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    Gigi Riva e i suoi 70 anni: nessun bomber come lui


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    Gigi Riva compie oggi, 7 novembre, 70 anni. Il calcio italiano gli rende l'onore che merita, dopo una vita sportiva lunga mezzo secolo. Cannoniere-mito del Cagliari e della Nazionale italiana Anni Sessanta-Settanta. E poi uomo-guida della Nazionale per oltre vent'anni, fino al 2013. Ha sempre scelto lui, cosa fare e con chi stare: sempre sull'Isola, poi sempre in Azzurro. Fino alla decisione di dire basta. E godersi i due figli e i nipoti nella sua Sardegna. E quando capita, nella sua Legnano.
    Per i 70 anni di Gigi Riva ci vorrebbero poche parole: come piace a lui. Campione e uomo, formidabile sintesi di come si possa essere un "eroe", e lo è stato davvero per il calcio italiano, senza considerarsi tale. Ma solo Gigirriva (alla maniera sarda) o Rombo di Tuono, come piaceva a Gianni Brera, il suo più alto estimatore e cantore.
    Arriva da Leggiuno, cuore dell'alta Lombardia, emerge nel Legnano appena diciottenne, e sceglie Cagliari e la Sardegna come sua "patria" adottiva. Sull'isola sbarca nel 1963, nemmeno diciannovenne: arriva per restarci il minimo, un paio di stagioni.
    Il destino glielo scrivono addosso i grandi club, Cagliari è la palestra per diventare grande e salpare poi verso Milano (Inter) o Torino (Juventus). Ma lui sceglie di restare lì, facendo del Cagliari e di Cagliari la frontiera di un nuovo grande calcio e di una meravigliosa avventura: lo scudetto del 1970.
    E da lì non se n'è più andato. "Perché qui, io che in pratica non avevo famiglia, ne ho trovate tante''.
    E' rimasto, nonostante le grandi squadre lo abbiano appunto inseguito. Prima l'Inter, sul finire degli Anni Sessanta, poi la Juventus e Giampiero Boniperti, dal 1971 e per tre-quattro estati: lo allettava con offerte straordinarie, lui continuava a dire no. Diventando così il simbolo dell'uomo libero e orgoglioso.

    Ma al di là del suo orgoglio di essere un sardo nato sulle rive del lago Maggiore, Riva è diventato presto un idolo per tutta Italia. Per la maniera dirompente di segnare, di testa, di potenza, di precisione, col suo sinistro che faceva volare il pallone a 120 all'ora, generoso e trascinatore per sé e per tutta la squadra, non solo supercannoniere.
    Quella generosità che lo portava a dare tanto a tutti, comprese un paio di fratture alle gambe per la causa azzurra, malanni che gli chiusero di fatto la grande carriera alle soglie dei 30 anni, dopo il disastro al Mondiale di Germania del 1974.
    Ha vinto poco, in relazione al moltissimo che valeva, ma è la sua è stata una scelta di vita e di carriera. Uno scudetto con il Cagliari vale una vita sportiva, s'intende, è l'orgoglio dell'isola da mezzo secolo. Il titolo europeo con l'Italia nel '68, l'unico della storia azzurra. Il secondo posto azzurro ai Mondiali del '70, e lui c'era in Italia-Germania 4-3, segnò il gol del 3-2. Tre classifiche cannonieri e il primato, imbattuto e forse imbattibile nel rapporto gol/presenze in maglia azzurra: 35 gol in 42 gare. Più un secondo e un terzo posto nel Pallone d'oro: nel '69 alle spalle di Gianni Rivera, nel '70 dietro Gerd Muller e Bobby Moore. Leggende.

    Nel 1976, il congedo dal calcio con 315 partite in Serie A (tutte col Cagliari) e 164 gol. Totale: 374 gare e 204 gol, Coppe comprese.
    Un decennio poi per seguire la squadra della sua vita sportiva: la Scuola calcio Gigi Riva, che è ancora in piena attività. Una breve parentesi da presidente del club, a metà degli Anni Ottanta. Poi la scelta d'onore del calcio italiano, dal 1990 al 2013, dirigente accompagnatore e team manager della Nazionale in sei Mondiali e cinque Europei, fino alla rinuncia un anno e mezzo fa per ritirarsi dalla scena.
    Restando semplicemente Gigirriva, o ancor più semplicemente il Mito.

    Fonte: Sportmediaset

     
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61 replies since 27/7/2007, 22:41   973 views
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