Fiorentina

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    L'ultima volta con i viola in testa? Tra Bati, Edmundo, il carnevale...

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    E adesso, fra le tante che si è trovato a vivere all’improvviso, Paulo Sousa ha una sfida in più: finché dura, stavolta godere e basta a stare lassù. Non riscoprire la strana sensazione del complicarsi la vita, a volte del farsi male da sola, che Firenze e la Fiorentina prima o poi finiscono per sentire addosso: senza voglia, ma quasi gli fosse necessario per dna.
    QUASI 17 ANNI FA — Per capire meglio di cosa si stia parlando, non c’è esempio migliore di un ricordo che in città in questi giorni è stato rispolverato fra nostalgia di tempi ruggentissimi e scongiuri assortiti: il ricordo dell’ultimo giorno della Fiorentina padrona unica del campionato. Come ieri sera. Era il 7 febbraio 1999, si era appena consumata la terza di ritorno: Fiorentina punti 42, Lazio punti 41. Non sarebbe più successo: 15 campionati, 540 partite, dodici giornate con i viola in testa, ma sempre assieme a qualcuno. Poteva essere un giorno felice, anche se il Milan con uno 0-0 quasi stretto si era portato via un punto dal Franchi e la Lazio si era riavvicinata con un comodo 3-0 al Perugia: la nemica Juve aveva perso in casa con il Parma 4-2, Lippi aveva annunciato le dimissioni, e insomma il cielo aveva tutto per continuare a essere discretamente viola. Era pur sempre la sedicesima giornata su venti salutata guardando il resto della compagnia dall’alto in basso, ma in realtà era solo una domenica di felicità drogata, di orgoglio intossicato dagli eventi.
    SENZA PARACADUTE — Proprio quel giorno – anche Sousa è autorizzato a fare scongiuri – la Fiorentina avrebbe iniziato a abdicare non solo al ruolo di temporanea signora della classifica (infatti la domenica dopo avrebbe perso a Udine), ma anche a quello di aspirante al trono definitivo. Scavalcata a destra dalla Lazio, che a sua volta sarebbe stata sorpassata all’ultima curva dal Milan. In quei giorni di maggio la Fiorentina era già lontanissima dalla vetta e terza: aveva iniziato a scivolare senza paracadute quel 7 febbraio, in un pomeriggio vissuto da squadra e città con più sgomento che delusione, più sconforto che rabbia.
    CRAC AL GINOCCHIO — L’infortunio a Batistuta, anzitutto: il totem di un sogno, quello che vinceva le partite da solo, che faceva sentire la Fiorentina più forte e gli altri più deboli. Distorsione al collaterale esterno: ginocchio piegato, barella, fuori un paio di mesi. Ma il dolore (suo) e la paura (di tutti) per l’ignoto che avrebbe rappresentato quell’infortunio erano sconfinati prima nell’incredulità e poi nella rassegnazione per l’ennesimo caso Edmundo, l’ultimo della serie. Mentre Batistuta era ancora sdraiato sul lettino con il ginocchio immobilizzato, il brasiliano stava già scappando dallo spogliatoio dopo la doccia più veloce della sua storia a Firenze. Lo aspettava un doppio volo: in auto per arrivare a tempo di record a Malpensa, in aereo per atterrare direttamente al carnevale di Rio. Prima di decollare lasciò parole di sfida: "Non mi hanno chiesto di fermarmi perché tanto avrei detto di no. Me ne vado al sole, è tutto scritto nel mio contratto. E forse non tornerò neanche: vediamo se ne avrò voglia". L’ultima crepa su un rapporto già spaccato da un po’, quello con Firenze e la Fiorentina. Un urlo di disinteresse, per rispondere a quello di Batistuta che poco prima, in partita, si era avvicinato alla panchina di Trapattoni gridandogli: "Levalo, lo devi levare".
    SOUSA NO PROBLEM — Forse Edmundo, con il Vasco da Gama in testa, non faceva già più parte di quel gruppo: eppure in una squadra dichiaratamente Batistuta-dipendente proprio lui, il solo a non esserlo perché si sentiva più forte dell’argentino, era l’unico che avrebbe potuto provare a non farlo rimpiangere. Da Batistuta-Edmundo a Oliveira-Esposito: ecco, questo è un problema che Paulo Sousa non avrà mai.

    Fonte: gazzetta.it

    Edited by Danilo Ultras - 9/10/2015, 11:22
     
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    La Fiorentina dà spettacolo, poker al Frosinone e primato






    Al Franchi si presenta una Viola spumeggiante e con tanta voglia di riprendersi la vetta della classifica, che riesce a battere un Frosinone arrendevole, senza un' identità di gioco e mai pericoloso.
    Paulo Sousa schiera il consueto 3-4-2-1 ma cambia gli interpreti, oltre al solito Tatarusanu e al trio difensivo Roncaglia, Rodriguez, Tomovic, la novità è a centrocampo, dove Mario Suarez si riprende le chiavi del centrocampo insieme a Badelj, sulle fasce agiscono il capitano Pasqual e la sorpresa Ante Rebic, trequarti composta da Borja Valero e Mati Fernandez che assistono il senegalese Babacar; Stellone risponde con un 4-4-2 improntato sulla fase difensiva, in porta il più esperto Zappino, coppia di centrali composta da Bertoncini e Diakitè con Ciofani e Crivello terzini, Paganini, Chisbah, Sammarco e capitan Frara a centrocampo, avanti l'ex-romanista Verde e il bomber Ciofani.
    La prima occasione per la Fiorentina arriva al quarto minuto, quando Babacar spara una cannonata all'angolino basso ma Zappino mostra riflessi pronti e respinge il tiro con la coscia destra. Ancora la punta viola al 18' si rende pericoloso: angolo battuto da Mati Fernandez, girata al volo spettacolare di Babacar ma Zappino respinge nuovamente deviandola in corner.
    Il gol è nell'aria e arriva dai piedi dell'uomo da cui meno te l'aspetti, Ante Rebic, prima da titolare per lui, al 24' fa un tiro-cross dalla trequarti che incoccia sul palo interno e batte un incolpevole Zappino. Rete molto fortuita e lo stesso Rebic è visibilmente sorpreso.
    Non passa neanche un minuto e il croato potrebbe raddoppiare, stavolta però il palo colpito è quello esterno e la palla esce fuori.
    Raddoppio che arriva al 29', punizione di Mati Fernandez battuta in mezzo, Gonzalo Rodriguez la colpisce con un fantastico tacco volante e mette la partita in ghiaccio.
    Il tris non si fa attendere e arriva al 31', protagonista ancora Fernandez che si guadagna un rigore, Babacar si presenta dal dischetto e stavolta batte il portiere ciociaro con un cucchiaio.
    Il Frosinone ha sempre idee più confuse, non riesce a fare più di tre passaggi consecutivi e gioca male e arriva anche il pokerissimo sul finale di primo tempo, stavolta è Mario Suarez a presentarsi davanti a Zappino e punire il Frosinone dopo che Diakitè aveva servito a tutti gli effetti un assist allo spagnolo.
    Il primo tempo finisce e la Viola può ritenersi soddisfatta.
    Il secondo tempo inizia sulla falsariga del primo, la Fiorentina fa il suo gioco, cercando di tenere la palla e facendo passare del tempo, il Frosinone continua a fare il suo (non) gioco, nel frattempo ci sono anche i cambi: Babacar fa spazio a Verdù, Giuseppe Rossi sostituisce Roncaglia e Longo entra al posto di Ciofani.
    Nessuna particolare emozione, fin quando all'83' Verdù fa tremare la traversa, il Frosinone, invece, con quel po' d'orgoglio rimanente, riesce a segnare il gol della bandiera all'87': azione solitaria di Longo, la passa in mezzo a Frara e il capitano ciociaro insacca.
    Un' altra manciata di minuti e l'arbitro fischia, partita già chiusa nei primi 45' e Fiorentina che aggancia l'Inter al primo posto, il Franchi è in festa, la squadra ha riacquistato nuovamente la fiducia dei tifosi dopo le ultime uscite non convincenti e l'ambiente può continuare a sognare!



    Scritto da me :)
     
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    Bell'articolo, bravo :)
     
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