Censura

ce ne molta e nemmeno ce ne accorgiamo

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  1. hetwet
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    Basta vedere la prima pagina della gazzetta di oggi -_-
     
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  2. steven21
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    Ovviamente la censura è un po su tutto anche sullo sport!!
    Basta vedere che un presidente ha comprato i principali giornali sportivi italiani
     
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  3. hetwet
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    Film come "Draquila - L'Italia che trema" non sono pubblicizzati da nessuna parte..
     
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  4. .Roby
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    Già si sapeva della scorrettezza di Berlusconi. Poi questi video.. :o:
     
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  5. steven21
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    E se questo non basta stanno approvando la legge contro le intercettazioni.. così facendo molti processi mafiosi (compresi quelli di Berlusconi) basati sulle intercettazioni verranno chiusi..

    Parlano tanto di sostenere la privacy del cittadino.. ma io non ho visto nessuno morto a causa di un intercettazione, ma ho visto andare parecchia gente in galera!!
     
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  6. alen12
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    CITAZIONE (steven21 @ 21/7/2010, 20:45)
    E se questo non basta stanno approvando la legge contro le intercettazioni.. così facendo molti processi mafiosi (compresi quelli di Berlusconi) basati sulle intercettazioni verranno chiusi..

    Parlano tanto di sostenere la privacy del cittadino.. ma io non ho visto nessuno morto a causa di un intercettazione, ma ho visto andare parecchia gente in galera!!

    Premettendo che sono come te "apartitico", premettendo che ancora non ho avuto il tempo di vedere i video (essendo appena tornato a casa e in procinto di andare sotto la doccia) ma che comunque appena trovo i 20 minuti lo farò sicuramente, quest'altra cosa è uno scandalo.
    La legge sulle intercettazione è l'ennesima legge che viene presentata per i cittadini ma che in realtà ai cittadini non serve a nulla.
    Non mi sembra, tranne per i casi così importanti da essere finiti su tv e giornali NAZIONALI (parlo dei vari delitti che tutti conosciamo e che in tribunale durano per anni e anni) che i casi "normali" vengono risolti con intercettazione che vengano rese pubbliche. E' una legge che copre tutte le cose che non dobbiamo sapere e soprattutto una legge che non limiti il giornalismo. Siamo stati da sempre il paese che ha vissuto più sotto "limitazioni" prima (anni 80-90) dalla mafia e ora da queste leggi della politica. Volendo fare il giornalista posso solo dire che tanto vale allora che se un giornalista non ha la possiblità di dire la sua e di basare i propri elogi - accuse su PROVE e FATTI (e non su semplici simpatie come tanti giornali che solo perchè di destra/sinistra attaccano i rivali, o tanti giornalisti anche televisivi che "sponsorizzano" i politici in ogni caso), a questo punto gli articoli scriveteveli voi politici.


    E finisco con una cosa sempre su questa legge. Fabrizio Corona sarà un tamarro, una persona antipaticissima, montato tutto quello che volete, ma siamo sempre là: aldilà del ricatto che è una cosa bruttissima non vi chiedete perchè non ha toccato gente come che ne so, Maldini, Ramazzotti, Morandi, Bonolis e tutte le persone dello spettacolo come loro? Semplice se uno le cose non le fa, se non vai con i trans, se non corrompi, se non tradisci la moglie, se non vai ai festini contro le regole, non succede niente.
    Allora se non c'è niente da nascondere cari politici perchè fare questa legge?
    Ripeto per evitare fraintendimenti che non sono di nessun partito, parlo in generale e che sulla storia di Corona non mi interessa parlare nè in positivo nè in negativo nè di Corona persona nè della sua vicenda giuridica, mi interessava rapportare il fatto delle intercettazioni con quello delle foto. Se le cose non si fanno, non servono nè leggi nè soldi a coprire.
     
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  7. hetwet
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    Chi può essere intercettato?
    Oggi per mettere sotto controllo un'utenza telefonica ci vuole l'autorizzazione di un magistrato, nel caso in cui stia indagando qualcuno, sospettato di aver commesso un reato.
    Con le nuove norme potranno essere intercettate solo le persone su cui pendano gravi indizi di colpevolezza e solo per alcuni reati: mafia, terrorismo, sequestro di persona, lo stalking e quelli puniti con più di 5 anni di reclusione,

    La durata delle intercettazioni
    Attualmente i telefoni possono essere messi sotto controllo per tutta la durata delle indagini preliminari. Con il ddl approvato dal Senato il limite è 75 giorni. Se ci sono ragioni motivate il pm può chiedere al gip una proroga di tre giorni in tre giorni. Per i reati più gravi, si può prorogare per 40 giorni, più altri 20 ancora prorogabili.

    Le intercettazioni ambientali
    Oggi gli investigatori possono piazzare microfoni in luoghi pubblici e privati, fino alla fine delle indagini. Con la nuova legge niente più microfoni piazzati in casa o in auto. Le cimici saranno consentite al massimo per tre giorni, prorogabili per altri tre.

    Norma transitoria
    Le nuove regole se diventassero legge si applicherebbero anche ai processi in corso. Quindi, se nell'ipotesi dell'accusa di processi già avviati fossero state raccolte delle prove a carico degli imputati con intercettazioni e registrazioni ambientali regolarmente autorizzate con le vecchie regole, non avrebbero alcun valore, qualora fossero fuori dal tetto dei 75 giorni per le prime e dei 3 giorni per le seconde.
    Addio ai processi della cricca.

    Silenzio imposto ai magistrati
    Oggi il pm può andare in tv a parlare dell'inchiesta di cui è titolare. Se il ddl intercettazioni diventasse legge se lo facesse potrebbe essere sostituito dal capo del suo ufficio.
    Niente più telecamere neppure durante i processi pubblici. Oggi basta l'accordo del giudice che presiede l'udienza in questione. In futuro dovrebbe per registrare immagini e parole dovrebbe servire l'assenzo del presidente della corte d'appello.

    Censura ai giornalisti
    Attualmente se il giornalista pubblica delle intercettazioni, su cui pende il segreto istruttorio, rischia un mese di carcere evitabile pagando 281 euro di ammenda. Nessuna multa è prevista per gli editori.
    Con le norme future il giornalista non può più pubblicare atti delle inchieste in versione integrale fino al termine dell'udienza preliminare. Le intercettazioni, invece, non potranno essere pubblicate né integrali né in forma di riassunto fino al processo.
    Nel caso in cui infrangesse questa regola il cronista rischierebbe un mese di carcere evitabile con una multa di 10 mila euro.
    Gli atti delle indagini, invece, potranno essere pubblicati non tra virgolette ma solo con un riassunto.

    Stangata sugli editori
    Per gli editori, invece, ci sarebbe una multa di 300 mila euro se pubblicano brani testuali di intercettazioni, 450mila euro se si tratta di intercettazioni di persone estranee ai fatti.

    Punite le talpe
    Oggi chi passa alla stampa intercettazioni o atti coperti dal segreto istruttorio rischia fino a un anno di carcere. Con le nuove norme si arriverà a un massimo di pena di 6 anni.

    La norma D'Addadrio
    Attualmente chiunque può registrare una conversazione di nascosto, come ha fatto la escort Patrizia D'Addario a Palazzo Grazioli con berlusconi o come fanno spesso Striscia la notizia e Le Iene.
    Con il ddl intercettazioni queste registrazioni sono permesse solo a giornalisti professionisti e pubblicisti, o se c'è di mezzo la sicurezza dello Stato.
    Per gli altri carcere da 6 mesi a 4 anni.


    La norma salva prete
    Oggi se viene intercettato un sacerdote il pm non ha nessun obbligo di avvertire le autorità ecclesiastiche. Con le nuove regole il magistrato dovrà avvertire la diocesi; se l'intercettato è un vescovo bisognerà avvertire la segreteria di Stato vaticana.

    ilsalvagente.it

    Qua per chi non sa nel dettaglio la legge che stanno approvando..
     
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  8. steven21
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    Dare la limitazione alle intercettazioni è una cosa vergognosa..
    il fatto che qeste non possano essere pubblicate sui giornali mi lascia perplesso.. se le intercettazioni sono cose vere perchè non divulgarle?
     
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  9. hetwet
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    Più che sui giornali i Magistrati non possono fare il loro lavoro e tutte le indagini in corso che non rispettano questi parametri verranno annulate. Sì salva Berlusconi, ma visto il video iniziale non escluderei che salvi anche qualche mafioso..
     
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    Godetevi questo schifo.
     
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  11. steven21
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    L'avevo già visto.. cmq è normale per il premier fare così visto che in italia comanda lui e fa quello che vuole.. non è abituato all'opposizione seria.. ne tantomeno alla verità!!
     
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  12. alen12
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    Un uomo saggio di nome Totò direbbe
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    A proposito di politica... ci sarebbe qualcosa da mangiare?.

     
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  13. The world will rock
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    CENSURATE QUESTO - Berlusconi Mafioso? 11 domande al Cavaliere per negarlo



    C’era un tempo in cui gli amici non erano amici, e non mangiavano più nello stesso piatto. C’era un tempo in cui un partito accusava un imprenditore del nord di avere edificato il suo impero con i soldi della mafia. C’era un tempo in cui un direttore di giornale decise che era giunto il momento di dare a tutti una lezione di giornalismo.
    Quel tempo era mercoledì 8 luglio 1998. Quel direttore era Max Parisi, alla guida de La Padania, l’organo di partito della Lega. Gli amici che non erano amici, erano Umberto Bossi e Silvio Berlusconi. Il partito era la Lega Lombarda e l’imprenditore del nord accusato di essere mafioso era proprio Silvio Berlusconi (lo so, non l’avreste mai detto). La lezione di giornalismo, invece, consisteva in una serie di domande per chiedere conto a Silvio Berlusconi del suo passato e del suo presente imprenditoriale. Il titolo era “Berlusconi Mafioso? 11 domande al Cavaliere per negarlo”. Ma le domande pubblicate erano solo 10. L’undicesima, la domanda che non c’era, nessuno la conobbe mai. Forse perché giorno venne che i due ex-amici, poi divenuti nemici, d’improvviso fecero inspiegabilmente ...la pace.

    La conseguenza di questo abbraccio fraterno, degno di Carramba Che Sopresa!, fu che tutti i violenti attacchi portati da La Padania al Cavaliere cessarono come per incanto. Tutte le tracce vennero minuziosamente cancellate dagli archivi web del quotidiano leghista, e Max Parisi venne premiato con un incarico al TG2.

    Ma la rete non perdona. Lo diciamo sempre. Qualcuno ha recuperato da archive.org gli articoli originali, immortalati per voi e per tutti, in remissione di ogni reticenza. E così, nella magnificenza del TechniColor, possiamo vedere cose come la foto di Berlusconi insieme alle foto di Totò Riina, Giovanni Brusca, Pippo Calò, Tano Badalamenti ed altri personaggi del tutto innocui, campeggiare sotto il titolo: BACIAMO LE MANI.



    Oggi Niccolò Ghedini annuncia di voler querelare Di Pietro per avere detto che sputa nello stesso piatto dove mangia, riferendosi alle specialità mafiose. Berlusconi querelò anche all'epoca, salvo ritrare la denuncia due anni dopo, una volta firmato il miracoloso Trattato di Arcore. Non sempre tuttavia si fa la pace e si fa merenda insieme. Questo è per lo meno il nostro auspicio.

    E allora eccole, le undicimenouna domande poste da Max Parisi a Silvio Berlusconi.
    Primo quesito

    Lei certamente ricorda che il 26 settembre 1968 la sua società – l’Edilnord Sas – acquistò dal conte Bonzi l’intera area dove di li a breve lei costruirà il quartiere di Milano2. Lei pagò l’area circa 4.250 lire al metro quadrato, per un totale di oltre 3 miliardi. Questa somma, nel 1968 quando lei aveva appena 32 anni e nessun patrimonio familiare alle spalle, è di enorme portala. Oggi, tabelle Istat alla mano, equivarrebbe a 38 miliardi, 739 milioni e spiccioli. Dopo l’acquisto – intendo dire nei mesi successivi – lei apri un gigantesco cantiere edilizio, il cui costo arriverà a sfiorare 500 milioni al giorno, che in circa 4-5 anni porterà all’edificazione di Mlano2 così come è oggi. Ecco la prima domanda: signor Berlusconi, a lei, quando aveva 32 anni, gli oltre 30 miliardi per comprare l’area, chi li diede? Inoltre: che garanzie offri e a chi per ricevere tale ingentissimo credito? In ultimo: il denaro per avviare e portare a conclusione il super-cantiere, chi glielo fornì? Vede, se lei non chiarisce questi punti, si è autorizzati a credere che le due misteriose finanziarie svizzere amministrate dall’avvocato di Lugano Renzo Rezzonico “sue finanziatrici”, così come altre finanziarie elvetiche che entreranno in scena al suo fianco e che tra poco incontreremo, sono paraventi dietro i quali si sono nascosti soggetti tutt’altro che raccomandabili. Si, perché – mi creda signor Berlusconi – nel 1998, oggi, se lei chiarisse una volta per tutte, con nomi e cognomi, chi le prestò tale gigantesca fortuna facendo con questo crollare ogni genere di sospetto e insinuazione sul suo conto, nessuno e dico nessuno si alzerebbe per criticarla sostenendo che lei operò con capitali sfuggiti, per esempio, al fisco italiano e riparati in Svizzera, e rientrati in Italia grazie alla sua attività imprenditoriale. Sarei il primo ad applaudirla, signor Berlusconi, se la realtà fosse questa. Se invece di denaro frutto di attività illecite, si tratò di risparmi onestamente guadagnati e quindi sottratti dai rispettivi proprietari al fisco assassino italiota che grazie a lei ridiventarono investimenti, lei sarebbe da osannare. Parli, signor Berlusconi, faccia i nomi e il castello di accuse di riciclaggio cadrà di schianto.
    Secondo quesito

    Il 22 maggio 1974 – certamente lo ricorda, signor Berlusconi – la sua società “Edilnord Centri Residenziali Sas” compì un aumento di capitale che così arrivò a 600 milioni (4,8 miliardi oggi, fonte Istat). Il 22 luglio 1975 la medesima società eseguì un altro aumento di capitale passando dai suddetti 600 milioni a 2 miliardi (14 miliardi di oggi, fonte Istat). Anche in questo caso, vorrei sapere da dove o da chi sono arrivati queste forti somme di denaro in contanti.

    Terzo quesito

    Il 2 febbraio 1973 lei fondò un’altra società, la Italcantieri Srl. Il 18 luglio 1975 questa sua piccola Impresa diventò una Spa con un aumento di capitale a 500 milioni. In seguito, quei 500 milioni diventeranno 2 miliardi e lei farà in modo di emettere anche un prestito obbligazionario per altri 2 miliardi. Signor Berlusconi, anche in questo caso le chiedo: il denaro in contanti per queste forti operazioni finanziarie, chi glielo diede? Fuori i nomi.
    Quarto quesito

    Lei non può essersi scordato che il 15 settembre 1977 la sua società Edilnord cedette alla neo-costituita “Milano2 Spa” tutto il costruito del nuovo quartiere residenziale nel Comune di Segrate battezzato “Milano2″ più alcune aree ancora da edificare di quell’immenso terreno che lei comperò nel ‘68 per l’equivalente di più di 32 miliardi in contanti. Tuttavia quel 15 settembre di tanti anni fa, accadde un altro fatto: lei, signor Berlusconi, decise il contemporaneo cambiamento di nome della società acquirente. Infatti l’impresa Milano2 Spa iniziò a chiamarsi così proprio da quella data. Il giorno della sua fondazione a Roma, il 16 settembre 1974, la futura Milano2 Spa – come lei senza dubbio rammenta – viceversa rispondeva al nome di Immobiliare San Martino Spa, “forte” di un capitale di lire 1 (un) milione, il cui amministratore era Marcello Dell’Utri. Lo stesso Dell’Utri che lei, signor Berlusconi, sostiene fosse a quell’epoca un «mio semplice segretario personale». Sempre il 15 settembre 1977, quel milione venne portato a 500 e la sede trasferita da Roma a Segrate. Il 19 luglio 1978, i 500 milioni diventeranno 2 miliardi di capitale sociale.
    Ecco, anche in questo caso, vorrei sapere dove ha preso e chi le ha fornito tanto denaro contante e in base a quali garanzie.
    Quinto quesito

    Signor Berlusconi, il cuore del suo impero, la notissima Fininvest, certamente ricorda che nacque in due tappe. Partiamo dalle seconda: l’8 giugno 1978 lei fondò a Roma la “Finanziaria d’Investimento Srl” – in sigla Fininvest – dotandola di un capitale di 20 milioni e di un amministratore che rispondeva al nome di Umberto Previti, padre del noto Cesare di questi tempi grami (per lui). I1 30 giugno 1978 il capitale sociale di questa sua creatura venne portato a 50 milioni, il 7 dicembre 1978 a 18 miliardi, che al valore d’oggi sarebbero 81 miliardi, 167 milioni e 400 mila lire. In 6 mesi, quindi, lei passò dall’avere avuto in tasca 20 milioni per fondare la Fininvest Srl a Roma, a 18 miliardi. Fra l’altro, come lei certamente ricorda, la società in questo periodo non possedeva alcun dipendente. Nel luglio del 1979 la Fininvest Srl, con tutti quei soldi in cassa, venne trasferita a Milano. Poco prima, il 26 gennaio 1979 era stata “fusa” con un’altra sua società dall’identico nome, signor Berlusconi: la Fininvest Spa di Milano. Questa società fu la prima delle due tappe fondamentali di cui dicevo poc’anzi alla base dell’edificazione del suo impero, e in realtà di milanese aveva ben poco, come lei ben sa.
    Infatti la Fininvest Spa venne anch’essa fondata a Roma il 21 marzo del 1975 come Srl, l’11 novembre dello stesso anno trasformata in Spa con 2 miliardi di capitale, e quindi trasferita nel capoluogo lombardo. Tutte operazioni, queste, che pensò, decise e attuò proprio lei, signor Berlusconi. Dopo la fusione, ricorda?, il capitale sociale verrà ulteriormente aumentato a 52 miliardi (al valore dell’epoca, equivalenti a più di 166 miliardi di oggi, fonte Istat). Bene, fermiamoci qui. Signor Berlusconi, i 17 miliardi e 980 milioni di differenza della Fininvest Srl di Roma (anno 1978) chi glieli fornì? Vorrei conoscere nomi e cognomi di questi suoi munifici amici e anche il contenuto delle garanzie che lei, signor Berlusconi, offrì loro. Lo stesso dicasi per l’aumento, di poco successivo, a 52 miliardi. Naturalmente le chiedo anche notizie sull’origine dei fondi, altri 2 miliardi, della “gemella” Fininvest Spa di Milano che lei fondò nel 1975, anno pessimo per ciò che attiene al credito bancario e ancor peggio per i fondamentali dell’economia del Paese.
    Sesto quesito

    Lei, signor Berluscom, almeno una volta in passato tentò di chiarire il motivo dell’esistenza delle 22 (ma c’è chi scrive, come Giovanni Ruggeri, autore di “Berlusconi, gli affari del Presidente” siano molte di più, addirittura 38) “Holding Italiane” che detengono tuttora il capitale della Fininvest, esattamente l’elenco che inizia con Holding Italiana Prima e termina con Holding Italiana Ventiduesima. Lei sostenne che la ragione di tale castello societario sta nell’aver inventato un meccanismo per pagare meno tasse allo Stato. Così pure, signor Berlusconi, lei ha dichiarato che l’inventore del marchingegno finanziario, che ripeto detiene – sono sue parole – l’intero capitale del Gruppo, fu Umberto Previti e l’unico scopo per il quale l’inventò consisteva – e consiste tutt’oggi – nell’aver abbattuto di una considerevole percentuale le tasse, ovvero il bottino del rapinoso fisco italiota ai suoi danni, con un meccanismo assolutamente legale. Queste, mi corregga se sbaglio, furono le ragioni che addusse a suo tempo, signor Berlusconi, per spiegare il motivo per cui il capitale della Fininvest è suddiviso così.
    È una motivazione, però, che a molti appare quanto meno curiosa, se raffrontata – ad esempio – con l’assetto patrimoniale di un altro big dell’imprenditoria nazionale, Giovanni Agnelli, che viceversa ha optato da molti anni per una trasparentissima società in accomandita per detenere e definire i propri beni e quote del Gruppo Fiat.
    In sostanza lei, signor Berlusconi, più volte ha ribadito che “dietro” le 22 Holding c’è soltanto la sua persona e la sua famiglia. Non avrò mai più motivo di dubitare di questa sua affermazione quando lei spiegherà con assoluta chiarezza le ragioni di una sua scelta a dir poco stupefacente.
    Questa: c’è un indirizzo – a Milano – che lei, signor Berlusconi conosce molto bene. Si tratta di via Sant’Orsola 3, pieno centro cittadino. A questo indirizzo nel 1978 nacque una società fiduciaria – ovvero dedita alla gestione di patrimoni altrui – denominata Par.Ma.Fid.
    A fondarla furono due commercialisti, Roberto Massimo Filippa e Michela Patrizia Natalini.
    Detto questo, certo rammenta, signor Berlusconi, che importanti quote di diverse delle suddette 22 Holding verranno da lei intestate proprio alla Par.Ma.Fid. Esattamente il 10 % della Holding Italiana Seconda, Terza, Quarta, Quinta, Ventunesima e Ventiduesima, più il 49% della Holding Italiana Prima, la quale – in un perfetto gioco di scatole cinesi – a sua volta detiene il 100% del capitale della Holding Italiana Sesta e Settima e il 51% della Holding Italiana Ventiduesima.
    Vede, signor Berlusconi, dovrebbe chiarirmi per conto di chi la Par.Ma.Fid. gestirà questa grande fetta del Gruppo Fininvest e perché lei decise di affidare proprio a questa società tale immensa fortuna. Infatti lei – che è un attento lettore di giornali e ha a sua disposizione un ferratissimo nonché informatissimo staff di legali civilisti e penalisti – non può non sapere che la Par.Ma.Fid. è la medesima società fiduciaria che ha gestito – esattamente nello stesso periodo – tutti i beni di Antonio Virgilio, finanziere di Cosa Nostra e grande riciclatore di capitali per conto dei clan di Giuseppe e Alfredo Bonn, Salvatore Enea, Gaetano Fidanzati, Gaetano Carollo, Canneto Gaeta e altri boss – di area corleonese e non – operanti a Milano nel traffico di stupefacenti a livello mondiale e nei sequestri di persona.
    Quindi, signor Berlusconi, a chi finivano gli utili della Fininvest relativi alle quote delle Holding in mano alla Par.Ma.Fid.? Per conto di chi la Par.Ma.Fid. incassava i dividendi e gestiva le quote in suo possesso? Chi erano – mi passi il termine – i suoi “soci”, signor Berlusconi, nascosti dietro lo schermo anonimo della fiduciaria di via Sant’Orsola civico 37. Capisce che in assenza di una sua precisa quanto chiarificatrice risposta che faccia apparire il volto – o i volti – di coloro che per anni incasseranno fior di quattrini grazie alla Par.Ma.Fid., ovvero alle quote della Fininvest detenute dalla Par.Ma.Fid. non si sa per conto di chi, sono autorizzato a pensare che costoro non fossero estranei all’altro “giro” di clienti contemporaneamente gestiti da questa fiduciaria, clienti i cui nomi rimandano direttamente ai vertici di Cosa Nostra.

    Settimo quesito

    E’ universalmente noto che lei, signor Berlusconi, come imprenditore è “nato col mattone” per poi approdare alla televisione. Proprio sull’edificazione del network tivù è incentrato questo punto. Lei, signor Berlusconi, certamente ricorda che sul finire del 1979 diede incarico ad Adriano Galliani di girare l’Italia ad acquistare frequenze tivù. Lo scopo – del tutto evidente – fu quello di costituire una rete di emittenti sotto il suo controllo, signor Berlusconi, in modo da poter trasmettere programmi, ma soprattutto pubblicità, che così sarebbe stata “nazionale” e non più locale. La differenza dal punto di vista dei fatturati pubblicitari, ovviamente, era enorme. Fu un piano perfetto. Se non che, Adriano Galliani invece di buttarsi a capofitto nell’acquisto di emittenti al Nord, iniziò dal Sud e precisamente dalla Sicilia, dove entrò in società con i fratelli Inzaranto di Misilmeri (frazione di Palermo) nella loro Retesicilia Srl, che dal 13 novembre 1980 vedrà nel proprio consiglio di amministrazione Galliani in persona a fianco di Antonio Inzaranto. Ora lei, signor Berlusconi, da imprenditore avveduto qual è, non può non avere preso informazioni all’epoca sui suoi nuovi soci palermitani, personaggi molto noti da quelle parti per ben altre questioni, oltre la tivù. Infatti Giuseppe Inzaranto, fratello di Antonio nonché suo partner, è marito della nipote prediletta di Tommaso Buscetta. No, sia chiaro, non mi riferisco al “pentito Buscetta” del 1984, ma al super boss che nel ‘79 è ancora braccio destro di Pippo Calò e amico intimo di Stefano Bontale, il capo dei capi della mafia siciliana.
    Quindi, signor Berlusconi, perché entrò in affari – tramite Adriano Galliani – con gente di questa risma? C’è da notare, oltre tutto, che i fratelli Inzaranto sono di Misilmeri. Le dice niente, signor Berlusconi, questo nome? Guardi che glielo sto chiedendo con grande serietà. Infatti proprio di Misilmeri sono originari i soci siciliani della nobile famiglia Rasini che assieme alla famiglia Azzaretto – nativa di Misilmeri, appunto – fondò nel 1955 la banca di Piazza Mercanti, la Banca Rasini.
    Giuseppe Azzaretto e suo figlio, Dario Azzaretto, sono persone delle quali lei, signor Berlusconi, can ogni probabilità sentiva parlare addirittura in casa da suo padre. Gli Azzaretto erano – con i Rasini i diretti superiori di suo padre Luigi, signor Berlusconi. Gli Azzaretto di Misilmeri davano ordini a suo padre, signor Berlusconi, che per molti anni fu loro procuratore, il primo procuratore della Banca Rasini. Certo non le vengo a chiedere con quali capitali – e di chi – Giuseppe Azzaretto riuscì ad affiancarsi nel 1955 ai potenti Rasini di Milano, tenuto conto che Misilmeri è tutt’oggi una tragica periferia della peggiore Palermo, però che a lei Misilmeri possa risultare del tutto sconosciuta, mi appare inverosimile. Ora le ripeto la domanda: si informò sulla “serietà” e la “moralità” dei nuovi soci – il clan Inzaranto – quando tra il 1979 e l’80 diveranno parte fondamentale della sua rete tivù nazionale?
    Ottavo quesito

    Certo a lei, signor Berlusconi, il nome della società immobiliare Romana Paltano non può risultare sconosciuto.
    È impossibile non ricordi che nel 1974 la suddetta, 12 milioni di capitale, finì sotto il suo controllo amministrata da Marcello Dell’Utri, perché proprio sui terreni di questa società lei darà corso all’iniziativa edilizia denominata Milano3.
    Così pure ricorderà che nel 1976 l’esiguo capitale di 12 milioni aumenterà a 500; e che il 12 maggio del 1977 salirà ulteriormente a 1 (un) miliardo, e che cambierà anche la sua denominazione in Cantieri Riuniti Milanesi Spa. Come al solito, vengo subito al dunque: anche in questo ennesimo caso, chi le fornì, signor Berlusconi, questi forti capitali per aumentare la portata finanziaria di quella che era una modestissima impresa del valore di soli 12 milioni quando la acquistò?
    Nono quesito

    Lei, signor Berlusconi, certamente rammenta che il 4 maggio 1977 a Roma fondò l’Immobiliare idra col capitale di 1 (un) milione. Questa società, che oggi possiede beni immobili pregiatissimi in Sardegna, l’anno successivo – era il 1978 – aumentò il proprio capitale a 900 milioni. Signor Berlusconi, da dove arrivarono gli 899 milioni (4 miliardi e 45 milioni d’oggi, fonte Istat) che fecero la differenza?
    Decimo quesito

    Signor Berlusconi, in più occasioni lei ha usato per mettere in porto affari di vario genere – l’acquisto dell’attaccante Lentini dal Torino Calcio, ad esempio – la finanziaria di Chiasso denominata Fimo. Anche in questo caso, come nel precedente riferito alla Par.Ma.Fid., lei ha scelte una società fiduciaria – questa volta domiciliata in Svizzera – al cui riguardo le cronache giudiziarie si erano largamente espresse. Tenuto conto della potenza dello staff informativo che la circonda, signor Berlusconi., mi appare del tutto inverosimile che lei non abbia saputo, circa la Fimo di Chiasso, che è stata per lungo tempo il canale privilegiato di riciclaggio usato da Giuseppe Lottusi, arrestato il 15 novembre del 1991 mentre “esportava” forti capitali della temibile cosca palermitana dei Madonia. Così pure non le sarà sfuggito che Lottusi venne condannato a 2 anni di reclusione per quei reati. Tuttora è in carcere a scontare la pena. Ebbene, signor Berlusconi, se quel gangster fini in galera il 15 novembre del ‘91, nella primavera del 1992 – cioè pochi mesi dopo quel fatto che campeggiò con dovizia di particolari, anche circa la Fimo, sulle prime pagine di tutti i giornali – il suo Milan “pagò” una forte somma “in nero” – estero su estero – per la cessione di Gianluigi Lentini, e usò per la transazione proprio la screditatissima Fimo, fiduciaria di narcotrafficanti internazionali. Perché, signor Berlusconi?

    Ecco, queste sono le domande. Risponda, signor Berlusconi. Presto. Come ha visto, di “pentiti” veri o presunti non c’è traccia negli 11 quesiti. Semmai c’è il profumo di centinaia di miliardi che tra il 1968 e il 1979 finirono nelle sue mani, signor Berlusconi. E tuttora non si sa da dove arrivarono. Poiché c’è chi l’accusa che quell’oceano di quattrini provenne dalle casse di Cosa Nostra e sta indagando proprio su questo, prego, schianti ogni possibile infamia dicendo semplicemente la verità. Punto per punto, nome per nome.

    E’ un’occasione d’oro per farla finita una volta per tutte. Sappia che d’ora in poi il silenzio non le è più consentito né come imprenditore, né come politico, né come uomo.

    MAX PARISI
    L'undicesima domanda, caro Max Parisi, la faccio io a te. Anzi, te ne faccio più di una.

    11. Come mai il tuo ex editore, Umberto Bossi, non ha più chiesto conto a quello che reputava un mafioso delle accuse da te così bene argomentate?
    12. Come accadde che la Lega cessò ogni ostilità nei confronti di Silvio Berlusconi, e poco tempo dopo entrò a far parte della stessa squadra di governo di chi sosteneva avere costruito un impero con i soldi della mafia?
    13. Come mai è sparita ogni traccia della tua inchiesta, e addirittura oggi il sito web de La Padania risulta molto opportunamente in ristrutturazione?
    14. Perché non riproponi le tue dieci domande, visto che non mi risulta Silvio Berlusconi abbia mai risposto, dalle frequenze della RAI?


    Federicopistono.altervista.org

     
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  14. LordBamba
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    Ma perchè... il film girato sui FESTINI del Cavaliere e censurato? :D

    E' tutto sull'Espresso di Luglio.
     
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  15. steven21
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    Gian (LordBamba) che intendi?
     
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156 replies since 18/7/2010, 11:57   6453 views
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