[OcchioSvizzero] Mondi sconosciuti

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    Sarà la censura, sarà l’interesse passeggero della gente verso certe tematiche che finiscono presto nell’oblio, sarà la totale ignoranza, sarà non si sa cosa, ma esistono numerose regioni del mondo coinvolte in difficili, intricate situazioni, sia a livello sociale, politico, economico che prettamente ambientale delle quali non si parla mai sui media. Eppure anche se certe terre ci appaiono lontane e remote, fanno parte del nostro stesso pianeta e ci riguardano seppur indirettamente. Il caso che vorrei portare a galla è quello delle regioni polari. Tutti le immaginiamo come delle infinite estese di ghiacci con ben poco di interessante, se non per qualche scienziato. Non è affatto così.

    L'Antartide é fornito di numerose risorse minerarie tra le quali vi sono petrolio (le risorse petrolifere valutate ammontano a circa 40 miliardi di barili), carbone, ferro con abbondanti quantità di nichel, manganese e uranio. Immenso inoltre il potenziale ittico, sinora non sfruttato, per non parlare dell’acqua dolce dei ghiacci, pari a circa il sessanta per cento di tutta quella disponibile sul nostro sempre più assetato pianeta. In questo continente hanno sede vari centri di ricerca appartenenti a differenti governi. Numerosi di essi hanno creato delle basi scientifiche solamente negli ultimi anni, in modo da poter vantare dei diritti di sfruttamento nel caso in futuro si inizi ad usufruire delle risorse energetiche del Polo Sud. Questi istituti si occupano al momento solamente di dare un nuovo impulso alla conoscenza tramite l'elaborazione di dati topografici, geofisici, meteorologici sui ghiacci.
    Ma come detto, numerose nazioni rivendicano questo territorio. Tra queste troviamo l'Argentina, l'Australia, il Cile, la Francia, la Nuova Zelanda, la Norvegia e il Regno Unito. Questi ed altri stati aderiscono al Trattato Antartico stipulato nel 1959 e firmato oggi da 46 paesi. Fortunatamente fino ad ora esso vieta le attività militari e minerarie nel continente, oltre a sostenere la ricerca scientifica e proteggere le caratteristiche uniche della fauna e flora locale.


    2007_Arctic_Sea_Ice
    La regressione dei ghiacci nell'Artide dall'inizio dei rilevamenti nel 1979
    I territori dell'Artide e dell'Antartide sono al centro di un dibattito geopolitico-ambientale di forte attualità. Una problematica da affrontare é quella legata al surriscaldamento globale, che aumenta la temperatura e contribuisce allo scioglimento dei ghiacci col conseguente innalzamento del livello del mare. Questo é un serio problema perché potrebbe portare alla scomparsa o rovina di numerose aree geografiche sulle coste mondiali, tra le quali numerose città importanti. Le situazioni climatico-atmosferiche vanno infatti sempre peggiorando: ci sia avvia alla probabile trasformazione dell'Oceano Artico in una nuova frontiera per l'esplorazione di nuove risorse o nuove vie di comunicazione, come il passaggio a Nord-Ovest, una rotta che va dall'Oceano Atlantico all'Oceano Pacifico attraverso l'arcipelago artico del Canada. Tale rotta è soggetta ad una disputa territoriale tra Canada e Stati Uniti: gli USA considerano il passaggio a Nord-Ovest come acque internazionali, mentre il Canada le considera acque territoriali canadesi. L'argomento assume importanza mondiale se si considera che le rotte dall'Europa all'Estremo Oriente risparmierebbero 4.000 km rispetto alle attuali rotte passanti per il Canale di Panama. Già nel sedicesimo secolo degli esploratori tentarono di percorrere questa leggendaria rotta e nel ventesimo secolo si riuscì a conquistarla e percorrerla. Ma concretamente, solo nel 2008, per la prima volta, fu possibile seguire la rotta, apertasi naturalmente. Analogamente al passaggio a Nord-Ovest, è possibile percorrere una via a Nord-Est, lungo le coste della Russia. Partendo dalla Norvegia si può giungere in Cina, risparmiando 10-15 giorni di viaggio rispetto alla classica rotta attraverso il canale di Suez. Tali nuove vie di comunicazione potrebbero scatenare l'interesse di altri governi nel rivendicare questi territori strategici, aumentando così il traffico navale e l'inquinamento ambientale, come se quest'ultimo non fosse già un punto delicato. Inoltre nel caso in cui il traffico crescesse in modo incontrollato, potrebbero nascere dei problemi relativi alla sicurezza del traffico navale.
    I problemi aumentano se a tutto ciò menzionato sopra aggiungiamo lo sfruttamento dei giacimenti di petrolio sia nei fondali marini del Polo Nord sia nel continente antartico. Si stima che nella regione artica si possano estrarre 90 miliardi di barili di petrolio e circa 47.3 triliardi di metri cubi di gas, ai quali vanno sommati 44 miliardi di barili di fluidi gassosi che potrebbero trovarsi nel sottosuolo. In pratica, un quarto dei giacimenti di idrocarburi nel mondo, sino ad oggi completamente inaccessibili a causa delle enormi masse di ghiaccio che ne impediscono l'estrazione, potrebbero presto rendersi disponibili.
    La più famosa ed importante miscela di idrocarburi del pianeta ormai scarseggia e se si decidesse per questo di iniziare a riempire i due poli di pozzi petroliferi, le conseguenze per la Terra sarebbero disastrose. Nell'eventualità di naufragi di petroliere o di incidenti nei siti d'estrazione, una fuoriuscita di idrocarburi danneggerebbe irrimediabilmente il delicato ecosistema polare. Tralasciando questi possibili inconvenienti, in ogni caso, a causa delle trivellazioni e dell'installazione di pozzi petroliferi, l'ecosistema verrebbe turbato.
    Purtroppo gli interessi economici che coinvolgono questa situazione sono troppo alti per far cambiare idea ai governi di oggi. La NATO ha convocato una riunione, presso lo Scott Polar Research Institute di Cambridge, nella quale si sono riuniti politici, scienziati, strateghi, rappresentanti di organizzazioni ambientaliste, di multinazionali e delle popolazioni indigene; quest'ultime presenti visto il loro diretto coinvolgimento in quanto abitanti della zona coinvolta.
    Vi sono ben 17 Stati rappresentati, tra questi la Russia, che ricava dalle regioni polari il 14% del PIL, l'80% del gas naturale e il 90% di nichel e cobalto dello stato. Chiaramente la Russia vuole ottenere un ruolo da protagonista nella corsa allo sfruttamento delle zone artiche.
    Tuttavia al momento, in questo intrigo internazionale, solo una cosa pare certa: i territori artici non verranno più considerati terra di nessuno, ma ricopriranno ruoli sempre più strategici e importanti e potrebbero presto diventare un tema d’attualità.

    Fonti per approfondimenti:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Passaggio_a_nord-ovest
    www.peopledontknow.com/il-controllo...-guerra-fredda/

    supercartu


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0 replies since 2/9/2011, 15:38   79 views
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